Una buona atmosfera sul luogo di lavoro, uno stipendio soddisfacente e sfide interessanti influiscono senza dubbio sull’attrattiva della nostra vita professionale. Ma è solo professionale?

Il lavoro è una parte inseparabile della nostra vita e ha un impatto enorme su di essa. La professione che svolgiamo ci definisce come persona. Quando ci viene chiesto “chi sei?”, di solito citiamo immediatamente il nostro titolo di lavoro.

Le mansioni, i rapporti con i colleghi, i successi, ma anche i fallimenti penetrano nella nostra vita privata. È difficile isolarsi completamente da ciò che accade sul posto di lavoro. Ecco perché è così importante che ciò che facciamo professionalmente ci dia un senso di appagamento e ci garantisca la sicurezza finanziaria.

 

Come raggiungere il “benessere” al lavoro? 

Il “benessere” è definito come un senso di soddisfazione e appagamento. È legato alle opportunità di sviluppo e di condizioni di lavoro sicure. Ulteriori benefit sono un valore aggiunto, ma non possono sostituire un’adeguata cultura organizzativa dell’azienda.

 

Come garantire ai dipendenti il comfort del lavoro? 

Innanzitutto, monitorando la loro soddisfazione e creando un ambiente in cui ogni dipendente si senta libero di dire ciò che lo preoccupa. A questo scopo possono essere utili survey e/o  colloqui individuali dei dipendenti con il responsabile delle risorse umane.

Il passo successivo è quello di avviare azioni più opportune: si può trattare di piattaforme che offrono consulenze con uno psicologo, organizzare corsi di fitness (ad esempio di yoga) – attività che possono aiutare il dipendente a distogliere temporaneamente i pensieri dalla moltitudine di impegni.

Ogni azienda è diversa e ha esigenze differenti. Soprattutto dopo la pandemia, che ha visto il prevalere di un modello di lavoro ibrido in molte organizzazioni, è importante scegliere lo strumento giusto e utilizzarlo al meglio per creare un ambiente di lavoro che renda il dipendente soddisfatto.

 

Le generazioni Y e Z riescono a godersi il lavoro? 

Rocketjobs.pl ha condotto una ricerca in Polonia per verificare l’importanza e la passione per il lavoro nella vita degli intervistati.

Il 52% delle persone ha dichiarato che il lavoro è una parte importante della propria vita, mentre il 30% afferma che ci sono altre cose più importanti su cui concentrarsi.

I risultati sono gli stessi quando si tratta di percepire la professione come una passione – il 52% tratta il proprio lavoro in questo modo, mentre il 30% degli intervistati non considera il proprio lavoro come un hobby.

6 persone su 10 affermano di essere felici al lavoro. Mentre 1 persona su 5 si sente  praticamente all’opposto.

L’indagine ha anche mostrato quali aspetti della vita lavorativa sono importanti per la Generazione Y e Z.

I fattori più importanti sono risultati essere: lo stipendio, la flessibilità dell’orario di lavoro, le prospettive di sviluppo, la possibilità di lavorare a distanza, le dinamiche lavorative, il prestigio del lavoro e le buone relazioni con i colleghi.

È emerso che il 51% degli intervistati della generazione Z e 3 intervistati su 5 della generazione Y sono molto soddisfatti del loro livello di retribuzione.

Più giovani sono gli intervistati, più apprezzano orari di lavoro flessibili e prospettive di sviluppo. Le dinamiche lavorative, il prestigio della professione e i rapporti con i colleghi sono ugualmente importanti per gli intervistati, indipendentemente dalla loro età.

Ai dipendenti è stato chiesto anche il motivo che li guida nella scelta di un lavoro e la cosa più importante per loro risulta essere ancora lo stipendio. Al giorno d’oggi, questo non dovrebbe sorprenderci: l’inflazione fa sì che le persone vogliano sentirsi finanziariamente sicure. I benefit aggiuntivi passano in secondo piano: i dipendenti preferiscono sicuramente un compenso maggiore rispetto a un abbonamento in palestra. Tuttavia, questo non significa che altri aspetti, come una buona atmosfera e un’adeguata cultura organizzativa, debbano essere trascurati. Se sono di basso livello, il dipendente si rivolgerà senza rimorsi alla concorrenza.

 

In cosa consiste il “gainful employment”? 

Con “gainful employment” in inglese si vuole indicare un’occupazione pienamente retribuita, ossia una situazione in cui il lavoratore è materialmente autosufficiente grazie ai suoi guadagni. È in grado di coprire tutti i bisogni (pagare l’alloggio, il cibo, l’assistenza sanitaria, ma anche l’istruzione, le occasioni di svago ecc.) con il suo stipendio.

Affinché un dipendente possa aspirare a tale stato, deve avere accesso a:

– Corsi e formazione – acquisire competenze richieste dal mercato del lavoro permette di crescere professionalmente e, di conseguenza, di ottenere una promozione.

– Esperienza professionale – comprende apprendistato, stage, volontariato, cioè tutto ciò che permette di apprendere cose nuove.

– Rete di contatti – essere attivi sui social media e partecipare a fiere, conferenze, eventi interessanti.

– CV – un documento aggiornato che presenti le nostre attuali competenze. Allo stesso modo, prima del colloquio di selezione, è bene che il candidato conosca il profilo del datore di lavoro.

– Ricerca di lavoro “fuori dagli schemi” – a volte può essere utile uscire dalla zona di comfort e, oltre alla candidatura standard su Internet, entrare in contatto diretto con i selezionatori utilizzando LinkedIn.

 

Sintesi

La professione non deve essere necessariamente la più grande passione della vita, ma è importante affrontare i propri compiti con motivazione.

Questo vale non solo dal punto di vista del dipendente stesso, ma anche per il datore di lavoro. Un’azienda che offre al proprio personale condizioni di sviluppo adeguate e una retribuzione interessante ha maggiori possibilità di trattenere a lungo un buon dipendente.

Tuttavia, la ricerca ha dimostrato che non tutti si sentono felici sul posto di lavoro: questa è un’informazione importante per molte organizzazioni nel mondo del lavoro. I datori di lavoro possono verificare in modo affidabile il livello di benessere percepito in azienda e implementare le soluzioni necessarie.

È emerso che sono i più giovani (generazione Z) a costringere i datori di lavoro ad apportare i maggiori cambiamenti. I rappresentanti di questa generazione sono sicuri di sé e segnalano apertamente ciò che non condividono. Suggeriscono ai datori di lavoro ciò che vorrebbero migliorare o ottenere. Se non lo ottengono, cambiano lavoro senza rimpianti. La generazione Z non vuole perdere tempo in qualcosa che non la soddisfa. Inoltre, sottolineano il cosiddetto “equilibrio tra lavoro e vita privata”: un senso di pace e di distacco dalle questioni professionali dopo l’orario di lavoro è estremamente importante per i giovani che appartengono a questa generazione.

Ogni persona cerca di raggiungere la felicità e il significato di quest’ultima è diversa per ognuno, ma il lavoro rappresenta  un elemento inscindibile nella vita di tutti, pertanto è fondamentale prendersi cura anche della realizzazione di tale aspetto.

 

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Autori

Iga Paszkiewicz – Recruitment Consultant Consea Executive Search, Poland