2154: questo è l’anno in cui, ad oggi, si prevede di poter raggiungere a livello globale l’uguaglianza di genere secondo il Global Gender Gap Report presentato in occasione del World Economic Forum 2023.
Oggi sono indicizzati 146 Paesi e in media, a livello mondiale, il divario di genere è stato colmato solo per il 68,4%. Tuttavia il Paese più in alto in classifica, l’Islanda, ha raggiunto ormai un livello di parità di genere del 91% , mentre il Paese più in basso in classifica, l’Afghanistan, ha colmato poco più del 40% del divario. Dando uno sguardo ai dati relativi all’Italia si osserva un peggioramento: il nostro Paese ha perso 13 posizioni dall’anno scorso, collocandosi al 79° posto della classifica.
Il Report, giunto alla diciassettesima edizione, analizza i divari di genere in quattro aree: livello di istruzione, salute e sopravvivenza, emancipazione politica, partecipazione economica e opportunità e l’Italia risulta particolarmente carente in queste ultime due aree.
Analizzando più nel dettaglio i dati relativi il divario di genere nelle posizioni di leadership (raccogliendo sotto questa etichetta posizioni di alta direzione e dirigenza) si può osservare come le donne continuino ad essere sottorappresentate in tutti i settori industriali: nel primo trimestre del 2023 la presenza femminile in tali ruoli corrisponde infatti al 32,2% a livello globale, simile ai livelli visti nel 2020 durante l’apice della pandemia.
Il desolante declino è ulteriormente enfatizzato dal fenomeno del “Drop to the Top”, in cui la rappresentanza femminile diminuisce man mano che si sale nella scala aziendale. A livello globale, le donne rappresentano quasi la metà di tutte le posizioni di ingresso, ma solo un quarto dei ruoli dirigenziali. In particolare, nei settori STEM, solo il 12% delle posizioni di C-Level è occupato da donne.
Sembra ormai assodato che le perturbazioni del mercato del lavoro dovute alla pandemia, alla crescita economica più lenta e ai cambiamenti tecnologici abbiano avuto un impatto sproporzionato sulle donne.
La regressione nell’assunzione di donne in ruoli di leadership è, evidentemente, un campanello d’allarme che ci ricorda che i progressi possono essere fragili e facilmente invertibili se non sono sostenuti attivamente. Occorre quindi fare delle scelte per costruire un futuro più inclusivo e resiliente, capace di valorizzare l’innovazione e la crescita che una leadership diversificata porta con sé.
Pertanto è fondamentale che le organizzazioni favoriscano la costruzione di una cultura di parità, a partire dall’adozione di un linguaggio capace di eliminare i pregiudizi nelle descrizioni delle mansioni sugli annunci di lavoro, dalla garanzia che vi siano equilibri di genere nei panel di colloqui, fino ad assicurare la visibilità delle donne nei ruoli chiave dell’organizzazione e le opportunità di aggiornamento e di crescita professionale soprattutto per le figure di high potential e middle management. Queste sono le principali soluzioni pratiche che i governi e le imprese possono adottare per promuovere una cultura dell’inclusione, sostenendo le donne nel raggiungimento del loro pieno potenziale, in particolare nelle posizioni dirigenziali.
In generale, il cambiamento di mindset non può prescindere da ciascuno di noi e dalle iniziative che mettiamo in campo: proprio per questo attraverso Consea4Women desideriamo dare il nostro contributo per ridurre il gender gap e accorciare i tempi necessari per raggiungere l’uguaglianza di genere nel nostro Paese e a livello globale.
Seguiteci per restare aggiornati sulle iniziative per promuovere l’inclusione femminile nelle organizzazioni.
Autori
Sara Ruffinatti – Senior Consultant Consea Human Capital Consulting, Italia