Dopo nove anni in Cina, Matteo ripercorre il suo primo anno a Singapore e le opportunità che la città-stato offre alle aziende internazionali
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Sono un professionista italiano e attualmente vivo a Singapore, dove mi sono trasferito alla fine del 2024. Spinto dalla curiosità e dal desiderio di ampliare i miei orizzonti, mi ero trasferito per la prima volta a Shanghai nel 2015, dove ho poi trascorso oltre nove anni. Nel 2019 ho iniziato la mia esperienza in Consea come Senior Consultant e Key Account Manager, consolidando le mie competenze in ambito Executive Search e Business Development. Oggi ricopro il ruolo di Head of BD and Delivery APAC, coordinando le attività e le partnership con i clienti in tutta la regione Asia-Pacifico.
È quasi passato un anno dal tuo trasferimento dalla Cina a Singapore: come hai vissuto questa transizione, sia a livello personale che professionale?
La transizione è stata più semplice del previsto. Singapore è un Paese estremamente efficiente in ogni aspetto: dal rilascio dei visti di lavoro alla gestione delle utenze, tutto è chiaro, ben strutturato e rispettato nei tempi. Inoltre, la barriera linguistica è minima, poiché l’inglese è ampiamente parlato, un elemento che spiega bene perché Singapore sia riconosciuta come uno degli hub internazionali più importanti per aziende e professionisti.
Dal punto di vista professionale, entrare in un mercato consolidato e competitivo come quello di Singapore rappresenta sempre una sfida. Tuttavia, ho trovato un ambiente aperto e accogliente, con professionisti disponibili al confronto sui temi del mercato del lavoro, delle sfide di recruiting e delle esigenze aziendali della regione. Le opportunità di networking sono numerose e le persone sono propense a connettersi e collaborare, rendendo l’integrazione lavorativa molto più fluida.
Cosa ti ha sorpreso di più nel vivere e lavorare a Singapore rispetto al tuo precedente mercato?
Il livello di vita a Singapore è altissimo: abitazioni, trasporti, istruzione, tutto è organizzato e di qualità eccellente. Dal punto di vista professionale, ciò che mi ha colpito maggiormente è il livello di competenza dei professionisti. Singapore attrae davvero alcuni dei migliori talenti a livello globale. Ogni incontro è stato per me fonte di ispirazione e di stimolo intellettuale: qui le persone non solo eccellono nel proprio ambito, ma possiedono anche una curiosità e una cultura trasversale che arricchisce ogni conversazione.
Quali tendenze stai osservando oggi nel mondo HR e del talento in Singapore e nel Sud-Est Asiatico?
A partire dalla fine del periodo pandemico, Singapore ha registrato un forte afflusso di professionisti senior, in particolare provenienti dalla Cina continentale e Hong Kong. Parallelamente, molte aziende hanno deciso di spostare qui i propri headquarter regionali per il Sud-Est Asiatico e il Pacifico, portando un cambiamento importante in un mercato relativamente piccolo.
Gli anni 2022 e 2023 sono stati molto intensi, mentre 2024 e 2025 l’attività si è stabilizzata. Questo afflusso ha aumentato i costi, spingendo alcune aziende senza presenza diretti con il mercato locale a trasferirsi in città come Bangkok, Kuala Lumpur o in alcuni casi in Indonesia. Allo stesso tempo, le normative su visti e permessi di lavoro hanno reso più complessa l’assunzione di talenti cross-border, limitando la flessibilità delle aziende e portando alcuni espatriati a spostarsi verso altri Paesi.
In cosa differiscono le esigenze dei clienti rispetto a quelle che hai riscontrato in Cina?
In Cina, per le aziende occidentali, identificare e valutare il talento locale può risultare complesso a causa delle barriere linguistiche, delle diverse piattaforme di recruiting e di un sistema di valori e comportamenti differente.A Singapore, il processo sembra più lineare in apparenza: il talento è disponibile, ma filtrare centinaia di candidature può essere estremamente dispendioso in termini di tempo. Inoltre, i migliori candidati raramente si candidano online: per questo l’Active Search resta un’attività essenziale per individuare i profili più in linea con le esigenze aziendali.
Parallelamente, le aziende stanno ponendo maggiore attenzione alle soft skill, investendo in programmi di coaching su leadership, comunicazione e gestione dei conflitti, oltre che su iniziative legate al benessere dei dipendenti.
Come la presenza a Singapore rafforza la nostra capacità di supportare clienti internazionali?
Singapore rappresenta un hub strategico per il Sud-Est Asiatico. Molte aziende operations nella regione scelgono di stabilire qui la propria sede per la posizione geografica, la stabilità politica e giuridica, il sistema fiscale favorevole, le infrastrutture di livello mondiale e la presenza di talenti qualificati e multiculturali. Essere presenti a Singapore ci permette di rimanere a stretto contatto con i principali centri decisionali della regione e di cogliere con tempestività nuove opportunità e tendenze che nascono nel mercato APAC.
Quali opportunità vedi per Singapore e per la regione nei prossimi anni?
A Singapore, una delle principali sfide e opportunità sarà quella del reskilling guidato dall’intelligenza artificiale: si prevede infatti un divario crescente tra le competenze richieste dalle aziende e quelle disponibili sul mercato. Inoltre, il controllo dei costi e il benessere dei dipendenti diventeranno sempre più centrali, rendendo la retention una priorità per le imprese.
Negli altri Paesi, soprattutto l’India, le prospettive di crescita sono molto forti. Per sostenere questa espansione, le aziende dovranno attingere a talenti esterni e al mercato più ampio, anche reclutando profili dai competitor.
Ripensando a questo primo anno a Singapore, quale lezione ritieni più significativa da condividere con colleghi e clienti?
Qualunque sia la difficoltà, esiste sempre una soluzione. Nel nostro settore le cose non vanno sempre come previsto, ma l’importante è mantenere un atteggiamento positivo, adattarsi e concentrarsi sul trovare soluzioni piuttosto che guardare indietro.
Se potessi dare un consiglio al te stesso più giovane, quale sarebbe?
Preoccuparmi meno dell’incertezza: i risultati più significativi arrivano spesso quando si ha il coraggio di rischiare e di uscire dalla propria zona di comfort.
E guardando al futuro, cosa ti entusiasma maggiormente del prossimo anno?
Guardando al futuro, ciò che mi motiva di più è l’opportunità di rafforzare la nostra presenza nei mercati regionali e consolidare le partnership esistenti, continuando a costruire su basi solide e condivise.
Matteo Scipioni Bertoli – Head of BD & Delivery APAC